L'angelo di pietra by Margaret Laurence

L'angelo di pietra by Margaret Laurence

autore:Margaret Laurence [Laurence, Margaret]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Elliot
pubblicato: 2023-04-25T22:00:00+00:00


6

Pioggia. Mi sveglio intontita nell’oscurità, e per un attimo mi chiedo se Doris sia già venuta a chiudermi la finestra. Poi, uscendo a fatica dal sonno, mi rendo conto di dove sono. La finestra ha un vetro rotto e la pioggia entra obliqua. Una pioggia leggera, per fortuna, non come i temporali che avevamo nelle praterie, quando il fulmine lacerava il cielo come un artiglio rabbioso che squarcia il mantello di Dio.

Ma il sollievo che dà questa pioggia è ingannevole. Ha un’insistenza fastidiosa. Ascoltarla a lungo potrebbe far innervosire. Mi accorgo che rabbrividisco. Non c’è da stupirsi. Ho soltanto un cardigan leggero. Ho freddo. Adesso ho un freddo terribile, distesa su questo materasso bitorzoluto che puzza di muffa e di umidità. I piedi, ancora nelle scarpe, sono contratti per i crampi. Dovrei alzarmi e muovermi per stirare i muscoli. Ma non mi azzardo a farlo. Se cadessi? Chi mi tirerebbe su? E comunque, sono riluttante a uscire dal letto, come se fosse una specie di roccaforte dove niente può toccarmi.

La pioggia è così rumorosa e battente che se qualcuno salisse le scale non potrei sentirlo. Me ne starò qui in silenzio. Cercherò di respirare più lievemente così che il respiro non copra i rumori esterni. Ma non sento altro che la pioggia, e il vento che spinge le scandole di cedro allentate del tetto e le fa ciarlare. Le fitte sotto le costole si diffondono. È il vecchio dolore o solo l’apprensione?

Se Bram fosse qui ed entrassero degli intrusi li liquiderebbe in quattro e quattr’otto. Gli farebbe quattro urla con il suo vocione da toro e quelli andrebbero via. Imprecherebbe e bestemmierebbe, e vedi come se la darebbero a gambe. Ma lui non c’è.

È un’oscurità che ovatta tutto, soffocante e densa come lana. Non ho nessuna luce. Si ha bisogno di una luce, questo è sicuro. Chissà se sono davvero qui o se lo immagino soltanto.

È un rumore diverso quello che sento? Ecco… adesso si è fermato. Si ripeterà? Cos’era? La pioggia non smetterà… lo so per certo. Non sarei dovuta venire in questo luogo strambo. Adesso non riesco a ricordare perché l’ho fatto.

Se grido, chi mi sentirà? A meno che qui non ci sia qualcun altro, nessuno. Un pescatore a tramaglio che doppiasse la punta potrebbe forse cogliere un’eco e chiedersi se l’ha immaginato, o se sono le voci lamentose degli annegati che chiamano attraverso le alghe brune che chiudono loro la bocca, nelle profondità abitate dai cirripedi, dove i loro capelli verdi ondeggiano increspandosi e s’impigliano nelle rocce verdi del fondo. In questo momento immagino di essere fra loro, incoronata di stelle marine spinose e porpora, con braccialetti di conchiglie fissate su molli catenine di alghe, aspettando che l’impaccio della carne fluttui via e io sia libera e scheletrica e possa vagare con le maree e i pesci.

Il pensiero allettante dura solo un secondo. Poi mi sento spaventata a morte. Stupida vecchia, Hagar, sfrontata, in -forme sacco di patate, credi di essere un nautilo? Chiudi il becco.

Fumerò una sigaretta.



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